“Emergono, a volte dal passato e in tempi inattesi, fenomeni che illuminano la visione dei fatti umani nei loro più complessi e profondi rapporti di casualità.”
Con lo sguardo ancora perso sul volto in copertina, che affascina e trascina in un’altra dimensione, mi accingo alla lettura di pagine che ancora non so cosa mi riserveranno.
Mi bastano però le prime battute per capire che ho dinanzi un’opera che lascerà in me delle tracce indelebili.
È un saggio filosofico o un romanzo autobiografico? Domande senza risposta che, proseguendo la lettura, lasciano il posto ad altre. Non servono etichette di sorta per definirlo, è qualcosa di più, spazia tra vari generi, che ruotano intorno a una tela, finestra aperta sul tempo, ponte tra passato e presente: il volto di una giovane donna bruna, dall’ovale perfetto, dipinto da Francesca Mele.
“,,,non riuscivo a chiarire la sensazione d’incanto per cui quel ritratto catturava la mia curiosità.
Da quale universo segreto l’artista aveva evocato quella figura che sembrava emergere da una galassia di molte vite?”
Autobiografico nella misura in cui l’autrice racconta la propria esperienza, riportando elementi di costruzione e ricostruzione del passato, è un mistery in piena regola, in quelle pagine che ci fanno stare in trepidante attesa, con un’indagine in fieri, ricca di suspense.
Sono pagine vibranti di emozioni: la carta vive in un presente che si ricongiunge al passato, alla ricerca di retaggi della tradizione, o meglio, di scostumatezze del passato.
Maria Concetta sente la vita pulsare nel dipinto e, per rendere più reale la donna, decide di assegnarle un nome.
“Diamante”, parola che evoca le tenebre delle rocce, dove la natura genera la pietra preziosa la cui luminosità ammaliante ha sempre calamitato l’avidità degli uomini.”
Scoprirà poi, in una circostanza singolare, che quella donna un nome lo aveva già. Era la bellissima Aurora Maglione, figlia di don Procopio, uccisa sedici anni prima in Calabria, all’età di ventisette anni.
La pittrice ne ignorava l’esistenza e la scrittrice capiva che …
“… per cercare il mandante di quell’orrendo delitto era necessario seguire una linea investigativa diversa da quella seguita dalla polizia dell’epoca.”
Alla ricerca di indizi e di prove, si avventura in un’indagine, utilizzando i giornali del tempo, le cronache di nera, gli articoli sul processo Maglione, ma in più … ascolta la storia dalla viva voce di Rosario, la governante-amante di don Procopio, una dei protagonisti della vicenda.
La narrazione prosegue tra amori, passioni, violenza, tutti accarezzati dall’uso sapiente della penna.
La relazione nascente tra Matteo ed Aurora viene raccontata come un momento magico dove l’eros è fatto di sfumature…
“Tra Matteo e Aurora un’immediata e reciproca attrazione li aveva sorpresi: una melodia del corpo che lentamente diventava calore.
Lunghi filamenti di sfolgorante dolcezza che scorrevano nelle sue membra – un mutuo scambio di messaggi colmi di sottile erotismo.”
Sfumature diverse da quelle usate per descrivere ciò che provava il padre della ragazza, la cui paternità iniziava a intorbidarsi…, preso dalla “bramosia di un trasporto sessuale che delineava una profonda aberrazione … un’ondata gigantesca e mostruosa stava per travolgerlo.”
Affascina l’eleganza della prosa, quello scandagliare fatti ed eventi nel tempo con richiami alla filosofia e alla cultura vedica. La pennellata d’autore tocca anche paesaggi di inusitata bellezza, con note culturali che la rendono sempre più viva. Natura e cultura in un connubio ben riuscito.
“La scrittura ha il potere di far vivere una vita autonoma nella mente degli altri” ci ricorda l’autrice, analizzando il processo di scrittura e la propria voce narrante, in quel dualismo difficile da interpretare, di narratore e testimone oculare.
Questo libro, che mi raggiunge come dono del tempo, sa come soddisfare tante curiosità e fa nascere il gusto della ricerca.
Dipinto e narrazione sono riusciti ad avvicinarmi al mistero e a rendermi partecipe. Cosa mi riserverà l’altro volume che fa seguito a questo? Chi è Angela?
MARIA TERESA LEZZI FIORENTINO