“Il tempo ha un suono! Lo udiamo potente incisivo negli eventi forti della vita; poi diviene debole soffio, lo stretto legame con la memoria si attenua e l’effetto, come un balsamo benefico, lentamente tramuta la violenza distruttrice del dolore o il fuoco della passione, o la pena del rimorso nella dolcezza del ricordo.”
Ecco il “tempo” che riappare come sfondo integratore della narrazione …
“Chi è Angela?” mi chiedevo dopo aver letto il primo libro “Il ritorno di Diamante” ed ora è giunto il momento di soddisfare la mia curiosità.
Sarà quella giovane donna, il cui volto campeggia in copertina? E l’altra alle sue spalle che la guarda con tenerezza? Ma soprattutto, qual è il legame tra le due narrazioni?
Solo la lettura potrà svelare il segreto.
Sono pronta ad immergermi, con il pensiero ancora fermo a quella “maternità negata” cui si accenna in seconda di copertina. Il mistero si infittisce.
Il collante tra le due vicende, scopro, è una lettera con cui Rosario, la governante-amante di don Procopio, emerge dal passato per rivolgersi all’Autrice con un’insolita richiesta … e la nuova storia narrata è quella dell’incontro tra due donne, legate da uno “strano filamento in profondità” a conferma che
“La maternità non è un desiderio e un privilegio solo fisico ma è ascolto di una voce segreta che arriva dal profondo.”
L’introduzione dell’editore ci prepara alle “belle pagine di letteratura moderna” che ci attendono e la conferma è immediata: leggendo ci si perde nell’abbraccio di un nuovo classico e le parole dell’Autrice affiorano come la punta di un iceberg culturale, di cui sentiamo la vastità.
“Raffinatezza letteraria in pagine ricche di meraviglia nel dipingere letterariamente la natura nelle sue molteplici manifestazioni…”
La narrazione spazia nei temi (maternità, adozione, emigrazione, centri di accoglienza, passato e presente, amicizia, pregiudizi) e nelle riflessioni,
tra emozioni vissute e analizzate, seguendo le fasi della vita, con ammirevole saggezza.
“… una tensione che cominciava con un senso di oppressione nelle viscere e lentamente saliva fino alla gola e lì si trasformava in profonda tristezza. Turbamento.”
Ci ritroviamo a spasso nello spazio e nel tempo con una guida d’eccellenza, ad osservare luoghi cari a Maria Concetta e a vivere i capolavori d’arte con la sua avvincente narrazione.
“Nei miei anni di permanenza a Roma era stato il luogo delle mie lunghe soste e di intense riflessioni esistenziali; qui il mio pensiero, ammirando la bellezza di un’arte preziosa e assoluta si scioglieva lentamente e fluiva verso l’angolo più riposto e silenzioso del cuore e, per magiche vie, s’insinuavano e maturavano urgenti le domande dell’anima all’anima. (Cappella Contarini)”
La seguiamo in questa nuova vicenda in attesa dei nuovi sviluppi, di verità svelate e radici ritrovate e ci ritroviamo nell’isola dell’accoglienza, a fare i conti con problemi sociali irrisolti del nostro mondo: pregiudizio e discriminazione.
“Il pregiudizio, un veleno iniettato nel tessuto sociale che genera il rifiuto dell’altro sentito come avversario e nemico.”
“‘Tonno’, la parola che come una camicia di forza è fatta indossare ai disperati che fuggono dalla povertà e dalla violenza, da persecuzioni politiche e religiose.”
Per l’Autrice la penna diventa strumento di lotta per la frantumazione del pregiudizio, perché l’empatia, alla base della comprensione, è sempre strumento di grandi trasformazioni.
“…accostarsi all’umana tragedia ti costringe a procedere in eterno dentro di te e, mentre ti limiti e ti dilati, ascolti negli altri il tuo respiro e senti più profondo il sapore della vita.”
Leggo fino alla fine, affascinata e curiosa. Posso già immaginare la sceneggiatura di un film in cui Diamante e Angela, due volti dal tempo, continuino a regalarci nuove emozioni, insieme a Maria Concetta che ha dato loro vita in quest’opera di pregio.
Mi auguro che l’attesa sia di breve durata.
Maria Teresa Lezzi Fiorentino