Sentimenti forti e autentici nelle pagine della “Casa col pino” di Maria Concetta Cataldo
Forse bisognerebbe far leggere “ La Casa col pino” ultima fatica di Maria Concetta Cataldo (Ed.Mephite), alle generazioni più recenti, quelle che si lanciano spericolati “ ti amo” giusto un attimo prima di saltare in un letto diverso, magari multiplo. O ai protagonisti di quei flirt da rotocalco rosa che ogni volta – più volte l’anno prima e dopo i pasti- “ è vero amore”: prima di passare alla tacca (e alla mezza tacca) successiva, ovviamente. E’ il supermercato degli amorazzi, flagello dei nostri tempi sgangherati i cui le relazioni intrecciate, magari per non sapere cosa fare altrimenti, durano lo spazio di una giornata. Mai si saprà allora cosa ci si è persi, a nascere nell’epoca sbagliata, ad esempio la grandezza di un sentimento che ,se ti sfiora, cambia il tuo destino per sempre. A meno di leggere libri come “ La casa col pino” appunto. E allora meno televisione e più Elena per tutti giovane e tragica protagonista della storia narrata con delicatezza tutta femminile ( con toni che spesso riecheggiano il lirismo totalizzante di Saffo) dall’autrice di “Amelia”. Elena emblema di un sentimento – anzi di un modo di essere e sentire – ormai tramontato nell’uomo contiguo al computer, che dal computer mutua sempre più spesso il suo modo di affrontare relazioni e percezioni. Amore, misteriosa connessione non ad una Rete, ma ad un Altro che diventa il tuo ombelico del mondo, la tua Pietra filosofale, il tuo Santo Graal. Un Graal che per Elena giovanissima adolescente di un Salento antico e idilliaco dei primi del Novecento è Nanni affascinante e debole dottore che non riesce a fare scudo al sentimento che lo lega all’amata dunque accetta il Fato, nei panni delle due famiglie per le quali soldi e casato sono tutto e vengono prima dell’Amore. Amore, sentimento che tutti dicono di voler provare e proteggere, ma a parole: mai nulla di più contrastato, forse, sulla faccia della terra. E’ l’invidia egli umani, assai più malefiche di quella degli dei, il preludio ad una tragedia che sconvolgerà molte vite, non solo quelle tenere e martoriate di Elena e Nanni. Una storia rovinosa che molti anni dopo, grazie al racconto di Nena, ormai anziana testimone oculare di quell’esistenza amara, si disvela in tutta la sua necessità; perché grazie al martirio di Elena, al duo sacrificio, alle sue lacrime d’amore, gli dei accordano al Salento Le luce preziosa: Un racconto poetico e mitopoietico in un’epoca che scomoda il Mito per spiegare cose assai più terra terra.
Quotidiano di Lecce 21 dicembre 2007
LEDA CESARI