Racconto di Maria Concetta Cataldo
I° Premio per la Narrativa – Concorso Letterario “Giusy Currado“
Venosa 16 Sett. 2017
Recensione del Prof. Antonio Vaccaro presidente della Commissione
Un giallo in miniatura, definirei questo racconto che già nel titolo preannuncia spazi terminali, territori di ultima frontiera, orizzonti ciechi: il Testamento.
Ne parlo prescindendo dal contenuto e puntando sullo schema narrativo sotteso al racconto, per giungere rapidamente al finale e al senso particolare che questo racconto acquista proprio in virtù di un insolito inatteso finale. Lo schema del racconto è il seguente: un tizio ha ricevuto da qualcuno una cassetta, ermeticamente chiusa con bolli di ceralacca. Il contenuto della cassetta è ovviamente un mistero. E altrettanto misterioso il destinatario del piccolo forziere: per volontà del testatore sarà l’ultimo erede di una certa famiglia. Ma la consegna potrà avvenire solo dopo che la madre del destinatario sarà morta.
Capitolo successivo della fabula: la ricerca del misterioso personaggio che entrerà in possesso della cassetta. A questo punto si attivano gli ingranaggi ben lubrificati e collaudati di tutta una tradizione letteraria, comune all’Occidente e all’Oriente. Il viaggio, che non è mai semplice, né breve, né lineare.
Immaginiamo adesso la scena – madre: l’attimo in cui la cassetta dalle mani del messaggero dovrebbe passare a quelle del legittimo proprietario, il quale, pur ignorando il contenuto del piccolo forziere, una cosa sa con certezza, che quel contenuto lo costringerà a fare i conti col proprio passato ovvero a riscrivere l’intera sua esistenza. Con quali conseguenze ?
Un bivio è un bivio: AUT… AUT…: ” o…o…” . Accettare la sfida di sapere o accomodarsi e acquietarsi nell’accettazione delle cose comunque esse siano andate.
Se il destinatario della cassetta ha letto Sofocle si guarderà bene dall’aprirla. Duemilacinquecento anni fa, per bocca di Tiresia, il Genio greco aveva ammonito a non ridestare i fantasmi del passato: “Quanto è duro sapere quando a chi sa nulla giova. Io ben sapevo e ho dimenticato”.
Ma se il destinatario della cassetta ha letto Freud, allora è tutta un’altra storia.
ANTONIO VACCARO