L’Osservatorio-Giugno 2003. Recensione di”Amelia della scrittrice Annalisa Bari”
Amelia è il titolo dolce e seducente di un libro edito da Del Grifo (Lecce); ne è autrice la scrittrice salentina Maria Concetta Cataldo, che improvvisamente ha voluto mettere allo scoperto la sua straordinaria ricchezza interiore, il suo elegante e raffinato stile narrativo. Definire l’opera un romanzo sarebbe riduttivo: si tratta in realtà di un breve capolavoro letterario il cui tessuto è costituito da narrazione, riflessione filosofica, poesia.. E’ la storia di un’amicizia profonda tra due donne che hanno in comune l’amore per l’arte come espressione più alta e più pura dell’animo umano, ambedue scrivono poesie, ambedue cercano l’armonia con se stesse e col mondo, la pienezza , l’assoluto. Il loro incontro avviene casualmente in età adulta, forse matura: resta un mistero. E’ un mistero anche la loro esistenza precedente, come se nascessero nel momento stesso in cui si incontrano a nova, a nuova vita , ad autentica vita.E come l’esplosione del sentimento dell’Amore tra uomo e donna non lascia scelta nella sua sconvolgente fatalità, così l’attrazione tra due donne, che scoprono affinità spirituali e intellettuali, può essere ineluttabile,fino all’annullamento di tutto ciò che non sia riferito al loro sodalizio. E allora ogni cosa, ogni persona, ogni gesto, ogni evento, acquista valore simbolico e allusivo come la musica di Bach e di Mozart, come il paesaggio lussureggiante di Capri, e le calde notti sul golfo di Napoli, i resti misteriosi della villa di Tiberio, una pianta d’alloro sullo strapiombo della roccia , una rosa…
Non si può parlare di una vera e propria storia. L’amicizia tra Silvia e Amelia è più che altro una storia di emozioni, di riflessioni, di sensazioni,le prime comunicate dall’io narrante sotto la forma dell’analisi introspettiva, le seconde espresse nei colloqui intensi tra le due donne, le terze descritte con raffinato stile estetizzante di gusto dannunziano. Le due donne appaiono come il completamnt0 l’una dell’altra: Silvia razionale e irrequieta va alla ricerca di risposte certe ai propri dubbi e perché. Amelia vive in una dimensione spirituale e fantastica, dove il contingente, anche quello meno accettabile, ha una sua collocazione nell’armonia dell’universo di cui si sente parte integrante. Vengono in mente i “Dialoghi” di Leopardi nei quali i due protagonisti rappresentano l’uno la ragione,l’altro l’irrazionalità. In “Amelia” però, l’esito è ribaltato in quanto la fredda ragione viene vinta dall’irrazionalità, dalla visione ottimistica dell’esistenza, al di la della quale è possibile intravedere un’eternità.
Tuttavia proprio quando la vicenda sta per imboccare un percorso involutivo e l’attenzione del lettore sembra fiaccarsi come una vela dinnanzi al mare in bonaccia, ecco che, con una magistrale virata l’autrice fa riprendere il vento alla sua fantasia e la vicenda giunge ad una svolta significativa. Il conflitto nei Balcani induce Amelia a lasciare il proprio mondo dorato di ideali e fantasie e a partire con la Croce rossa, destinazione Monstar, per portare soccorso laddove “ La violenza ha spezzato ogni legame e l’odio sembra l’unico sentimento possibile”
E’ la conclusione coerente con la concezione esistenziale della protagonista, e non poteva essere altrimenti, se non a rischio di ridurre la figura di Amelia a quella di una sterile e vaneggiante sognatrice. Per Silvia sarà dura accettare l’improvvisa costatazione di non poter più condividere una così grande esperienza. Come un’amante tradita si sente mutilata e vuota incapace di riorganizzare la propria vita come prima dell’incontro con la donna, e solo il tempo e gli eventi la porteranno a sublimare la propria solitudine e a comprendere pienamente e far proprio il messaggio lasciatole dall’amica che è quello di un fede creativa che spinge ad agire al di là di ogni logica”…come se la vita avesse un significato che supera la nostra limitata intelligenza…che trasforma la transitorietà dell’esistenza umana in un agire responsabile di donazione”…che rende l’uomo capace di accogliere ciò che è disumano per trasformarlo “ in amore significante per la vita”.
Ancora una volta L’ Amore come tema dominante, solo che questa volta non è quello che tribola per il terrore della fine, non quello contingente che si sfilaccia nel tempo e nello spazio, che ha bisogno dell’oggetto presente per alimentarsi, che si appaga nel contatto fisico, bemsì è sentimento che supera ogni dimensione terrena e umana ed è unione perenne tra due anime che diventano una cosa sola, sicché l’allontanamento di una nulla toglie all’intelletto che appartiene ad ambedue.
“Amelia “ è un libro che lascia in chi lo legge l’emozione dell’incanto. La sua prosa elegante ed equilibrata, ne fa un’opera aristocratica destinata a lettori esigenti e raffinati. I versi di montale, Gibran, Neruda, Vaughan posti all’inizio di ogni capitolo, quasi come titoli, introducono e anticipano una lettura che possiede la forza di una sinfonia, laddove è difficile stabilire se sono gli strumenti ad esaltare la musica, o è la musica a sollecitare gli strumenti al vertice delle potenzialità: Sul sentimento dell’amicizia, quello vero, che trasfonde da un’anima all’altra emozioni e ideali, ci rimane impresa una frase pronunciata da Amelia a Silvia prima di partire:”Se dovesse succedermi il peggio, ora so che vivrò per sempre, nei tuoi pensieri, nel tuo amore”.
Annalisa Bari