LA PIRANDELLIANA AMELIA MIETE SUCCESSI A CAPRI E A GIOVINAZZO

QUOTIDIANO DI BARI – Venerdì 28 Maggio 2004

Bari. Una vicenda di vago sapore pirandelliano ci viene proposta al suo debutto nel mondo delle lettere dalla scrittrice Maria Concetta Cataldo. Sin dalla prime battute del romanzo ci assale un dubbio amletico: Slvia, l’io narrante, e Amelia la protagonista sono due diverse entità oppure due facce della stessa medaglia? Silvia si fa apprezzare per la sua concretezza, immersa com’è in una realtà immanente che brama certezza e sapienza; Amelia invece trova nella fantasia l’antidodo ai disagi esistenziali e l’energia necessaria per andare avanti e inseguire “ l’impossibile si un mondo diverso”. Andando avanti nella lettura ci assilla un altro dubbio: non è cje la narratrice abbia preso le mosse dallo sdoppiamento per approdare poi alla fusione delle due personalità? No, non è un espediente. E’ l’amicizia del cuore – rivela la tessa Autrice – ad operare il prodigio, ossia “ quella passione che fa schiudere all’altro il proprio mistero, ed è l’alimento di quel fuoco che opera la metamorfosi dell’essere in amore privo di confini”. Amelia comunque ci sembra un romanzo autobiografico che si snoda sul filo della memoria. Ma ad un esame più attento viene fuori un’altra chiave di lettura, certamente più intrigante e coinvolgente. Si evince cioè che autobiografico può considerarsi solo l’assunto: due donne s’incontrano e dal loto trovarsi nasce una grande e tenera amicizia. Due vite unite dal “fil rouge” dell’amore che è tensione irrefrenabile verso ciò che ci manca ed è affine alla nostra natura. Per esplicitare tali sentimenti, Maria Concetta si avvale di un particolare lessico, quello platonico grazie al quale riesce a tessere un’accattivante trama, che si snoda tra malinconie esistenziali e misteriosi silenzi dechirichiani. Lo sfondo in cui si svolge gran parte del romanzo è per lo più quello di un paesaggio pieno di atmosfere mediterranee, dai colori accesi e dai vibranti lucori. Con giardini lussureggianti in cui campeggiano rose allusive e carnali. E sullo sfondo di questo paesaggio solare – Capri per la precisione – si incontrano in un meeting culturale Silvia Maino e Amelia Murri, una poetessa napoletana: “ gli occhi neri.le lunghe dita, l’espressione schiva e a volte sdegnosa, la voce sensuale, profonda..Sedemmo allo stesso tavolo insieme ad altri poeti..” Sempre a Capri , emblematica di una certa propensione per il mistero e per l’astrologia è la visita a Villa Jovis che l’Imperatore Tiberio fede costruite su uno sperone nudo a picco sul mare: Tiberio interrogava gli astri e gli auguri per lenire l’angoscia che prende ogni uomo dinanzi alla brama di vivere per sempre. A questo punto fa capolino l’idea di un amore universale armonia tra gli opposti e superamento del pensiero individuale nell’unità di un tutto al di fuori del tempo e dello spazio, un amore che porta Amelia in Serbia dove finisce i suoi giorni vittima di un bieco attentato La disperazione di Silvia trova consolazione in una frase che l’amica pronuncia al momento di partire: Se dovesse succedermi il peggio, ora so che vivrò per sempre nei tuoi pensieri e nel tuo amore”.

Recensione: di Vinicio Coppola del libro Amelia di Maria Concetta Cataldo