Recensione della Scrittrice giornalista Liliana Tedeschi di AMELIA di Maria Concetta Cataldo

SUL FILO DELLA MEMORIA E RECAPITOLAZIONE DEL MITO DELL’AMORE L’OPERA PRIMA DI MARIA CONCETTA CATALDO.

E’ una progressiva ascesa all’innamoramento – intellettuale , psicologico,passionale, di strema e sottile difficoltà – “ in una metamorfosi dell’Io “ – come osserva nella prefazione Gino Pisanò, questo racconto lungo, affondato in una meravigliosa ambientazione naturale dove affiora il Moto, ma con il vertice in un drammatico interrogativo filosofico e umano, di Maria Concetta Cataldo che si intitola “AMELIA”.In libro che recensiamo con ammirazione anche per la raffinata veste grafica: Edizioni Del Grifo. In copertina” La primavera di Botticelli” che rispecchia quello che si intuisce o si prova anche ad una prima veloce lettura. Una sensazione di luce diffusa! Di paesaggi sereni! D’inviolabilità del dolore! D’ immersione in quel mondo – privilegiato dagli dei – che è l’ambito di un incontro intellettuale. Un luogo scelto,come avviene anche oggi, per conferenze, premi, dibattiti, con tutti i carismi dell’incanto, della bellezza, della comodità, dei silenzi. In questo caso specifico CAPRI. Qui avviene il primo incontro visivo con Amelia, quella che noi possiamo chiamare “la compagna”, l’incontro che molti non fanno mai nell’arco di una vita. E qui alludiamo anche a una coppia naturale, l’uomo e la donna. Perchè in questo caso particolare, nella sottigliezza in cui l’ha tenuto Maria Concetta Cataldo non passiamo e non vogliamo entrare in merito a nessuna problematica o polemica del genere. Silvia Maino, l’io narrante in prima persona incontra Amelia Murri durante una lettura poetica: Da qui nasce un percorso mediatico “ un’affinità intellettuale” magica. Ma nel libro l’autrice dichiara un profondo amore per la parola e le sue implicazioni filosofiche e leggendarie e parla di un “ atto sacro dello scrivere “. I luoghi sono fedeli al mito. Di sottofondo la musica di Albeniz, ma anche la “Sonata al chiaro di luna” di Beethoven . Le case, gli ambienti, gli oggetti, il modo in cui avvengono gli incontri delle due amiche, la progressiva conoscenza intellettuale, questo l? humus.

Il libro è diviso in nove capitoli preceduti da versi di grandi poeti come Montale Cicerone, Neruda, Gibran.. nei dialoghi delle due amiche affiorano paure esistenziali:il dubbio che regna tra la morte e la vita; E Amelia che comprende profondamente Silvia palesa questo suo timore “ Tu sarai passata nel mondo senza lasciare un’orma per sempre..” Per Amelia invece vale la “ religiosità del pensiero” Ogni pensiero umano è un atto d’Amore Universale. che viene chiamato in vario modo, Assoluto,Braham, Nirvana…Ma l’altro assunto della nuova umanità non può essere che il ritorno ad una felicità innocente, simile a quella dell’Eden. Silvia Maino la chiama “ la fede del cuore”.

Nello scorrere e nell’affermarsi di questo sentimento amicale attraverso pochi incontri,noi siamo spinti a cogliere alcune espressioni come “ il sipario d’ombra” oppure “ ogni silenzio del cuore” o la bellezza di un altro luogo deputato che è POSITANO.

Se nella prima parte del romanzo ci si può scordare di tutto , nella seconda parte la realtà irrompe drammatica e inaspettata durante la guerra del Kossovo, La Bosnia, la Serbia, Monstar. La pulizia etnica non è diversa dagli orrori di Dachau o di Auscwitz. Dama della Croce Rossa Amelia non può che partire per quei luoghi dove c’è bisogno di tutto, soprattutto bambini e ragazzi che hanno perduto la casa, la famiglia, ogni possibile speranza di futuro. Gli dei in questi casi non hanno risposte.

Ma la fine arriva imprevedibile, inaccettabile. Il pullman su cui Amelia viaggiava tornando con i suoi protetti viene distrutto da una bomba, un attentato. L’abbandono per Silvia diventa disperante, inaccettabile. Quella splendida serena figura che è Amelia. Che era! E’ a questo punto del libro che ci troviamo di fronte ad un interrogativo senza scampo. La ribellione violenta al dolore. Il perché del dolore urlato al Crocefisso. Pagine indimenticabili! Seguite da una rassegnazione che nonè la vera risposta. La morte del Cristo diventa “ il paradigma della morte di Amelia” Amelia che diceva sempre “ amare è come morire,

”Per coloro che hanno raggiunto la pienezza, l’universo è identico al loro sé immacolato”

Ma è un grande universale silenzio quello che si ascolta nel dolore. Ben oltre i limiti della speranza.

Liliana Tedeschi