1. LE MUSE
Leggendo “Amelia” , il raffinato elegante affascinante romanzo di Maria Concetta Cataldo, “Edizioni del Grifo” , Lecce 2003, ad un certo punto mi sono chiesto se anche l’autrice abbia scorto le muse montaliane sulla balaustrata, appena un filo di brezza sull’ acqua /…, la magnolia, il cipresso, l’ippocastano , /la vecchia villa scortecciata”…e tutta assorta in quell’atmosfera e tono crepuscolare, vagamente sfumata e liberty, densa di malinconia, di sospensione d’ogni attività, di calma assoluta , si sia posta in attesa del quel “suono, ora acuto ora grave , solenne vibrante che raramente gli uomini ascoltano. Un’armonia originaria che, se udita, stimola la nostra ulissiaca vocazione a violare il limite, a dilatare l’io, a vincere l’ordine della Storia ed il fiume del tempo” (vds. pag.11) di cui parla nella sua introduzione. Mi sono chiesto se quelle muse , magari più bodelariane , o rembodiane , che montaliane , fossero andate a trovarla in una di quelle sere disperate , una notte di tormenti e tempesta , in cui la ragione è davvero poca cosa e non è in grado di prendere il timone della nave , in una di quelle notti in cui non rimane altro che lasciarsi andare alla deriva , liberare la propria anima nella sua nudità e farla danzare sulla vecchia nave , ormai ridotta senza alberi e vele , su un mare mostruoso e senza rive , senza nessuna certezza di riuscire a traghettarla.
2. SUBLIMAZIONE
Per uscir fuori di metafora , “Amelia “ , opera prima ma molto matura , sia per la personalità che il corredo culturale e la cifra spirituale dell’autrice , è – probabilmente – il frutto autobiografico della sublimazione di una crisi esistenziale in cui – come osserva acutamente Gino Pisanò , nella sua dotta prefazione – si cela “il messaggio etico-ideologico, le pulsioni emotive , le aspirazioni ideali , i ri-sentimenti , in definitva, la visione del mondo di chi scrive”, il tutto “trasferito su un piano di più alta e assoluta armonia” L’intenzione è anche quella di “ sublimare “ l’attenzione del lettore , attraverso gli stessi stilemi che si propone il messaggio poetico , “accessibile , un giorno o l’altro, -disse Rimbaud – a tutti i sensi”, invitarlo – come dichiara lei stessa -ad una sfida , ad andare controcorrente , verso una profondità insolita, all’introspezione, ad approfondire il tema dello sdoppiamento delle nostre personalità, ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, il sogno, l’eterno sogno della molteplicità dell’uomo dalle mille maschere e la ricerca dell’unità.
3. STORIA DI DUE DONNE
Nel romanzo si narra la storia di due donne , due intellettuali , due letterate , due poetesse , diversissime l’una dall’altra , che fanno esperienza dell’innamoramento, “ dell’amicizia del cuore , che è elemento di quel fuoco che opera la metamorfosi dell’essere in Amore” (pag.13). E’ vero che Pisanò fa ricorso a Platone e parla di “innamoramento per la bellezza fisica fino alla contemplazione della Bellezza nella sua essenza pura , quindi , come nel Fedro nel suo anelito a ricongiungersi con l’Assoluto ritrovando le radici della propria eternità “ e la stessa Cataldo , nel suo “prologo metaletterario” , fornisce chiavi di lettura , mette sull’avviso il lettore affinchè la storia di Amelia e Silvia non venga banalizzata e ridotta ad una mera , per quanto appassionata relazione sentimentale fra due donne ,ad un amore saffico . E tuttavia rimane la libertà di giudizio del lettore , enunciata da Perec nelle famose dieci regole , com’è giusto che sia ( Ogni lettore diventa padronissimo di dare al romanzo la sua personale interpretazione) , e quell’ambiguità e ambivalenza della storia , che è propria dell’arte, fin dalla elegante e bellissima copertina del libro che riproduce un particolare della Primavera del Botticelli, due donne, due fanciulle angeliche – Amelia e Silvia idealizzate? – i cui sguardi e le cui mani si intrecciano e si specchiano – aliti femminili di un’altra vita , che soffiano addosso in una profferta quasi panica di bellezza e d’amore assoluto.
4 .DIALOGO NEOPLATONICO
Certo, si tratta – siamo d’accordissimo con Pisanò – di una lettura aristocratica che si fa reminescenza dell’assoluto , trascendenza del concreto o delle esperienze emotive dell’autrice, ma anche complessa riflessione filosofica incentrata sul tema dell’eros , della donna vista come origine dell’ eros , un eros senza confini che puo’ far nascere anche in un’altra donna”, di fatto un dialogo neoplatonico a due voci, dove l’una appartiene al sosia dell’autrice ( Silvia) , l’altra a una figura femminile ( Amelia) che rappresenta il vero epicentro del tessuto ideologico e dell’intreccio”. E potremmo aggiungere che è anche una metafora dell’Arte , “e delle sue possibili maternità”, come ha osservato Maria Paola Porcelli , “di una maternità immortale”. L’arte che diventa una morale visibile , una forma di vita che non sarebbe possibile senza una serie di capacità intellettuali e percettive e di abilità nel manipolare la materia che rivelano anche degli aspetti importanti della natura umana, che si rifanno alla storia personale dell’artista, in questo caso Maria Concetta Cataldo, studi filosofici, baccelierato in Teologia e licenza in scienza delle religioni all’Università del Laterano , dirigente del settore cultura della Fidapa , è animata dal desiderio di perfezione della forma, della parola scritta , degradata e corrosa dall’uso quotidiano, che recupera un tutto il suo fascino e la sua magìa , che si fa lieve , levigata ed essenziale , leggera, fragile e colorata come una farfalla , aerea e rarefatta , parole quasi scolpite nel cielo come nubi danzanti: … due nuvole bianche… si formano rade nel cielo di settembre e tendono, spinte dalla brezza di tramontana, a fondersi non per generare pioggia , ma solo per il desiderio di incontrarsi. (pag. 100)
5. CHI E’ AMELIA?
Per la Cataldo , Amelia è una scrittrice , una poetessa , una creatura straordinaria , piena di carisma e fascino , che Silvia ( lei stessa )conosce a Capri , in uno dei suoi abituali week end cultural-chic , e se ne innamora pazzamente , in senso totale , esclusivo particolare . Ma non è cosa da ridurre ad amore saffico Per Dossi ,lo scapigliato, Amelia fu un mazzo di fiori , una creatura ideale tra la nùvola e l’ombra, che impersona tutte le virtù e bellezze delle eroine di ogni tempo. Per l’inglese Fielding , Amelia fu un testo sperimentale, dove la funzione estetica della narrativa esplorava possibilità diverse da quelle che lo scrittore aveva precedentemente affrontato, rappresentando un interessante sviluppo del rapporto nella mimesi fra storia e finzione. Per Prisco Amelia , anch’essa napoletana , come il personaggio della Cataldo ( a cui in parte si è ispirata) , è una donna misteriosa , già avanti con gli anni, ma ricca di fascino che vive sola nel cuore di una Napoli degli anni Cinquanta, i cui muri ‘di pallido oltremarino’ sono ‘simili a una mappa segreta impossibile da decifrare’. La sua è stata una vita chiusa nel cerchio autosufficiente di piccole e reiterate abitudini. Ma quando un giovane irrompe nella sua casa e le dice che un altro uomo invoca il suo nome sul letto di morte, Amelia segue , contro ogni ragione , lo sconosciuto che la invoca. ( sono gli altri, anche quando siamo soli, anche quando non lo sappiamo, che c’inducono a vivere e a scrivere.) “L’ Amelia ” di Elizabeth Peters, in un giallo, uno dei migliori cento gialli del secolo ventesimo, è una donna di fine ottocento, intelligente ed emancipata, ma anche petulante Infine, per Pavese , Amelia è una modella che posa nuda per i pittori., ed è colpita dalla sifilide. Amelia è la corruzione , un personaggio negativo, ma necessario al compimento del sacrificio dell’uomo che vuole redimersi.
Pubblicato da Augusto Benemeglio
abenemeglio.blogspot.it